Il mondo della moda sembrerebbe un mondo fatto solo di colori e frivolezze. In realtà non è così. Dietro venti minuti di una “semplice” sfilata si nasconde il sudore e il sacrificio di persone che lavorano duramente, investendo anche un po’ di tempo della loro vita privata. Oggi ci sono 1.000.000 di brand in giro per il mondo, ma solo chi porta avanti giovani idee riesce a contraddistinguersi. I metodi si imparano, la personalità no. E sono proprio le giovani idee che hanno dato modo ad un altrettanto giovane casalborese di portare avanti i suoi sogni. Andrea Tutolo, classe ’86, oggi è direttore commerciale di “Koralline”, una nascente casa di moda che ha già raccolto qualche frutto dalle sue piccole vittorie.
Come e quando è nata la tua passione per il mondo della moda?
E' nato tutto un pò per caso. Dopo il diploma (nel 2006), la scuola aprì un bando per un corso di formazione rivolto ad aziende di moda. Partecipai, entrai in graduatoria e decisi di iniziare gli studi. Dopo un anno di teoria in aula, era previsto un tirocinio di 3 mesi in un'azienda Toscana. Il trasferimento a Prato mi portò ad entrare in quella che è stata la prima azienda che ha creduto in me. Il gruppo SASCH, volle investire in un ragazzo di 21 anni, senza alcuna esperienza. Inizialmente mi occupavo di informatica, ma sapevo benissimo che quel mondo non mi appagava. Il prodotto, i vestiti, quelli si che mi affascinavano. Dopo un anno chiesi di trasferirmi negli Uff. Commerciali. E' li che iniziai ad entrare nel fulcro di questo mondo. La passione per questo lavoro, in realtà, nasce ogni giorno.
Come nasce Koralline?
Koralline nasce 10 anni fa, da un gruppo di imprenditori, decisi ad intraprendere un progetto di moda, differente da quello per la quale oggi il distretto tessile Pratese è pieno. L'idea di avviare un azienda che non si limitasse esclusivamente alla produzione di abbigliamento, ma a quella di far nascere e crescere un brand.
Cosa si nasconde dietro una collezione di vestiti?
Dietro una collezione c'è innanzitutto un brand. Una filosofia che un gruppo di persone adotta per ideare, creare e portare avanti un discorso di moda. Io sostengo da un pò di tempo che, chi fa questo lavoro non può avere uno stile di vita comune a gli altri. Devi avere una mente sempre aperta. Non devi mai smettere di guardare, di viaggiare. Senza la giusta dedizione e passione in quello che facciamo, non faremo mai poi così tanta strada. Ci dev'essere sicuramente stile, e attenzione nel strutturare ad hoc una collezione. C'è sicuramente un’ azienda. Dentro di essa ci siamo noi. Persone che ogni giorno, si danno da fare per raggiungere un fine comune. Gomitoli di filo, pezze arrotolate, aghi e bottoni condiscono il tutto.
Che consiglio vorresti dare ai giovani come te che hanno il sogno di intraprendere questa strada?
A prescindere dal tipo di sogno io consiglio sempre di crederci. Loro sono fatti per essere realizzati. Dipende e dipenderà sempre soprattutto da noi e da quanto vogliamo raggiungere un obbiettivo.
In termini pratici, un ragazzo che esce dalla scuola oggi, deve concentrarsi nel trovare un’ azienda che possa avviarlo, attraverso uno stage. E' fondamentale far conoscere prima la serietà, subito dopo personalità, il carattere, la volontà che lo stesso ha nel creare e portare a termine un qualsiasi tipo di lavoro. Subentrano poi un po’ di fortuna e la lucidità nel giocare bene le proprie carte. Immaginiamo una partita di poker. Si danno le carte nel periodo in cui iniziamo la nostra prima esperienza di lavoro. Da lì in poi passeranno degli "assi" tra le nostre mani. La bravura non sarà quella di pescarli, ma nel piazzarli nel modo giusto.
La tua famiglia ti ha sempre appoggiato nelle tue scelte?
Si, quello sempre. Anche se a volte ho visto "facce perplesse" in giro. Oggi l'ambizione fa rima con il rischio. Quest'ultimo ad un genitore oggi, tende a far paura. Io da parte mia, ho sempre scelto quello che sentivo più giusto per me, in quel momento. Un padre e una madre si convincono e ti appoggiano, se ti vedono convinto e sereno. La mia famiglia ha imparato a conoscermi per come sono. Oggi sono un figlio, un fratello, un nipote che dedica la sua vita ai suoi sogni. Senza di loro, non avrei potuto farcela.
Tu, come molti altri giovani, hai dovuto lasciare il tuo paese natale per rincorrere i tuoi sogni. Come hai vissuto il cambiamento?
A Casalbore torno spesso. Gli amici, le strade, luoghi che comunque fanno parte di te. I primi due anni, son stati veramente duri. A vent'anni sei troppo legato a tutto ancora. Una volta al mese, dovevo tornare. Poi cresci, diventi più forte e tutto sembra più facile. Nonostante sia ancora tanto legato, rifarei comunque questa scelta. Per alcuni obbiettivi di vita, sei obbligato a spostarti. Se non l’avessi fatto, oggi non ero qui a fare questa intervista.
Articolo pubblicato sul numero Ottobre/Novembre 2014 del periodico XD Magazine.