L’odierno comunicato stampa della Procura della Repubblica di Avellino ha squarciato definitivamente il velo sulla situazione dell’Alto Calore s.p.a.
Infatti, la Procura di Avellino ha reso noto di aver avanzato una richiesta di fallimento l’ente idrico, dichiarando di aver riscontrato “una profonda crisi aziendale, con risultati annui di esercizio caratterizzati da un trend costantemente negativo da più di un decennio e un’esposizione debitoria giunta ormai, in assenza di prospettive concrete di risanamento, a quasi 150 milioni di euro.”
In particolare, la stessa Procura ha dichiarato di aver analizzato approfonditamente dati societari, contabili e fiscali, con acquisizioni documentali ed escussione dei soggetti interessati, tra i quali i rappresentanti governativi nazionali e della Regione Campania, della Provincia di Avellino e dei Comuni partecipanti all’azionariato dell’Alto Calore, la quale, appunto, è una società a capitale totalmente pubblico. Ciò vuol dire il dramma che attraversa questa società ha implicazioni e risvolti sul piano sia locale che nazionale.
Ritengo che l’iniziativa della Procura di Avellino si rivelerà decisiva per arrivare anche ad una soluzione politica in merito alla situazione dell’Alto Calore ed alla gestione della risorsa idrica. Si può affermare che finalmente le mie interpellanze, interrogazioni ed altre iniziative sul tema non sono state vane.
Tutte azioni nelle quali ho sempre sottolineato che la disastrosa condizione patrimoniale e finanziaria dell’ente si ripercuote inevitabilmente sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinanza, unitamente al problema della ripartizione dell’acqua tra Campania e Puglia.
In tempi non sospetti, inoltre, ho indirizzato richieste di interventi al fine di prevenire una crisi idrica in Irpinia e Sannio nel corso dei mesi estivi, al Presidente del Distretto Idrico Calore Irpino, Michele Vignola, al Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, Vera Corbelli, all’Ente Idrico Campano, nonché al Vicepresidente e Assessore all'Ambiente, Fulvio Bonavitacola.
Ad oggi, purtroppo, devo constatare che nessuna delle suddette autorità investite della problematica ha dato riscontro alla mia richiesta, né ha palesato un interessamento alle gravi problematiche sollevate.
L’iniziativa della Procura di Avellino ci dimostra che l’attuale gestione dell’Alto Calore non è riuscita, nel corso di questi anni, a migliorare la condizione economica dell’ente, né, tantomeno, la gestione della risorsa idrica.
Ora occorre rinnovare un impegno istituzionale che porti ad adottare provvedimenti concreti, per dare sollievo alle finanze e agli assetti societari dei gestori del servizio idrico a capitale pubblico in condizioni patrimoniali problematiche, e ponendo le basi per una diversa e più giusta gestione dell’acqua. Ho anche intenzione di presentare una interrogazione al MITE per sapere se e come intenda intervenire sulla questione, a tutela dell’acqua pubblica e della qualità della vita dei cittadini.