Era stato in un certo senso predetto nei precedenti articoli. Mimmo Gambacorta era il candidato più forte, con le liste più forti e con il maggiore carisma. La gente di Ariano non l’ha mai tradito e alla fine l’ha premiato anche stavolta. Una vittoria che va analizzata, però, in maniera lucida. Un’analisi che deve far aprire gli occhi alla nuova amministrazione. Il cambiamento non c’è stato, come è stato spiegato già nel commento del primo turno. Ma un piccolo segnale sì. Direi più protesta e disaffezione che reale segnale di cambiamento, ma comunque da non trascurare. Segnale che non va visto nella scelta di chi amministrerà la città, dove c’è qualche volto nuovo, ma siamo comunque di fronte in molti casi a personaggi passati che hanno avuto ancora una chance. Tra l’altro sarebbe stato lo stesso anche se avesse vinto Caso. Magari con qualche presenza nuova in più, ma con il lavoro dietro le quinte di esperti che non hanno messo direttamente la faccia. Protesta che non va quindi vista nei due blocchi che si presentavano all’atto finale. Semmai va vista sotto un altro aspetto.

La gente al primo turno e, in parte, anche al secondo ha dato un segnale importante. Una parte di popolazione, inferiore di poco alla metà dei votanti, ha premiato chi rappresentava qualcosa di innovativo e fuori dagli schemi. La Vita ha sfiorato il ballottaggio pur non contando su liste forti. Eppure ha fatto benissimo andando, forse, oltre le più rosee aspettative. Santosuosso è stata la vera sorpresa: molti avrebbero pensato che la sua lista sarebbe stata la meno votata e anche quando si è tirato fuori dalla “Santa Alleanza” non si sono preoccupati in molti, prevedendo un peso elettorale povero. Niente di più sbagliato. Anche Santosuosso ha fatto davvero bene ed entrambi i blocchi hanno cercato il suo appoggio diretto o indiretto. Non dimentichiamoci di Ciasullo. Lui partiva con il grande limite di avere l’appoggio diretto di Zecchino. Forse, in realtà, più che un limite sarebbe un grande sponsor, ma parlando di cambiamento non era certo il miglior punto di partenza. Eppure Ciasullo ha provato a tenersi distante da questa etichetta di “dipendente”, proponendo uno schieramento interamente composto da volti nuovi, spesso giovanissimi. Risultato che non ha pagato, ma che è valso comunque poco più di 1.500 voti.

Ciasullo, La Vita e Santosuosso: una base di poco meno di seimila voti. Seimila anime su poco più di quindicimila votanti che hanno chiesto qualcosa di diverso. Nel secondo turno c’è stato un calo dell’affluenza di tremila voti. Vuol dire che la metà di quelle seimila anime ha deciso di fare comunque una scelta: chi scegliendo il male minore, chi con convinzione, chi per semplice rispetto della democrazia e/o del proprio dovere di cittadino. Ma ci sono anche altre tremila di quelle seimila anime che non ha creduto a nessuno, che è rimasta a casa, che al voto ha preferito una giornata di mare. Cosa che deve far riflettere, perché c’è chi davvero si è stancato delle solite promesse e della solita vecchia politica. Non confondiamoci le idee, però. Questo non significa che il paese ha deciso di cambiare. Ma significa che una fetta di paese che è stanca e che non ha fiducia in nessuno c’è. Non si sa se tra cinque anni questa fetta sarà più grande o resterà confinata nel suo mondo di illusioni. Questo dipenderà dagli uomini, dalle strategie, dalle alleanze, dai programmi, dai progetti. Ma la delusione genera disinteresse e disaffezione. Due elementi destinati a crescere se in questi cinque anni non si lavorerà in un certo modo.

L’amministrazione Mainiero è stata famosa solo per i numerosi quanto inutili rimpasti. L’amministrazione Gambacorta dovrà necessariamente essere famosa per qualcosa di più. Perché se la vittoria elettorale forse si poteva prevedere, la vittoria del buon governo è una cosa ben più difficile. Gli slogan finiscono qui, ora si deve governare e bisogna farlo non in prospettiva di una prossima elezione, ma per restituire agli arianesi tra cinque anni qualcosa di migliore. Buon lavoro al nuovo sindaco.



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