2011-2021, il decennio nero del calcio italiano

di , Sabato, 27 Febbraio 2021

“Non c’è niente di più sfuggente dell’ovvio”. Per chi mastica un po’ di calcio (in ogni sua forma) non serve scomodare Sherlock Holmes per capire che il calcio italiano ha vissuto uno dei decenni più bui della propria secolare storia. Una crisi che ha attanagliato, ahimè, sia i club che la Nazionale.

Digiuno in Europa11 anni. Da oltre 4mila giorni il calcio italiano non alza al cielo un trofeo internazionale. L’ultima squadra a riuscire in quest’impresa è stata l’Inter di, Massimo Moratti, José Mourinho e Javier Zanetti. Presidente, allenatore e capitano del Triplete nerazzurro. Un digiuno che nella storia del calcio italiano ha un solo precedente, tra il 1969 (vittoria Milan) e il 1985 (Juventus). C’è un fattore che però incise su quell’astinenza di vittorie, la chiusura delle frontiere agli stranieri tra il 1966 (dopo il disastro italiano ai Mondiali inglesi) e il 1980. In quegli anni però la Nazionale italiana giocò una finale mondiale nel 1970, si piazzò terza nel 1978 e vinse il titolo iridato nel 1982. La situazione peggiora se parliamo di Coppa Uefa/Europa League, soprattutto se si pensa alle finali tutte italiane dell’inizio degli anni ’90. Il Parma del 1999 è un ricordo che si fa sempre più sbiadito. I gialloblu alzarono l’ultima Coppa Uefa della storia, che poi è mutuata nell’attuale Europa Legue. Nello stesso anno la Lazio vinse l’ultima Coppa delle Coppe. Due squadre italiane che vincono un trofeo internazionale a testa nelle stessa stagione calcistica (“Io ho visto cose che voi umani…” ). E’ vero che nello scorso decennio la Juventus ha giocato e perso 2 finali di Champions League (2015 e 2017), ma è anche vero che i secondi sono i primi degli ultimi. Le cose non sembrano poter migliorare in questa stagione. L’attuale capolista della Serie A 2020/2021, l’Inter, è uscita malamente ai gironi di Champions League. Juventus, Atalanta e Lazio hanno perso tutte il primo round negli ottavi di finale. E’ andata un po’ meglio in Europa League, anche se il Napoli è uscito malamente contro un Granada qualsiasi. Restano Milan e Roma in corsa per un trofeo incomprensibilmente snobbato dai club nostrani da oltre un ventennio.  

Le ragioni del digiuno – Il calcio internazionale è cambiato. E molto. La situazione economica ha visto l’ingresso sulla scena di nuovi protagonisti, sconosciuti fino all’inizio degli anni 2000. Il calcio italiano ha vissuto per molti anni sul mecenatismo. Quel tempo però è finito e molto difficilmente tornerà. Anche l’Italia calcistica si è aperta alle proprietà straniere, che in molti casi si stanno rivelando però di breve durata. Gli sceicchi poi non si avvicinano neanche all’Italia. Uno dei motivi è certamente la mancanza di stadi di proprietà, soprattutto da parte delle società più importanti. Un problema che dovrebbe essere affrontato in primis dal Governo. In un paese che non ha neanche la decenza di avere un ministero riservato allo Sport. Bisogna dunque rimboccarsi le maniche e rendere appetibile il calcio Made in Italy, prima che diventi merce da mercati minori.

 

 

 

Dominio bianconero – Tra il 2012 e il 2020 è successo una cosa mai avvenuta prima nel campionato di Serie A: 9 scudetti vinti consecutivamente dalla stessa squadra, la Juventus. Una serie che fa impressione, pensando che nella storia del calcio italico altre squadre si erano fermate al massimo a 5. Anche il Grande Torino, ma forse senza Superga Valentino Mazzola e compagni avrebbero potuto continuare la loro collezione di vittorie nazionali. Grande merito alla continuità juventina, mancherebbe altro. Però più di qualcuno avrà nostalgia degli anni ’80 quando in un decennio lo scudetto lo vinsero: l’Inter, la Juve, la Roma, il Verona, il Napoli, il Milan e nel 1991 anche la Sampdoria. 7 squadre diverse, fantascienza. La continuità bianconera contrasta con le incertezze delle milanesi. Negli ultimi anni Inter e Milan hanno collezionato più cambi di società che trofei. Roma e Napoli hanno provato a contrastare la Juve, ma per tutta risposta i bianconeri hanno comprati i migliori giocatori dalle rivali. Lazio e Atalanta provano a pensare in grande, ma alla prova europea non fanno una gran figura. Come tutto il calcio italiano dell’ultimo opaco decennio pallonaro.

 

Nazionale, la primavera del Mancio – La crisi dell’ultimo decennio del calcio italiano ha inevitabilmente coinvolto anche gli azzurri.  Si sono giocati 3 campionati del mondo: l’Italia è andata fuori ai gironi nel 2010 (da campione in carica) e nel 2014, nel 2018 gli azzurri si sono risparmiati il viaggio in Russia. E’ vero c’è stata la finale dell’Europeo 2012, ma nella nostra storia la rassegna continentale non ha mai contato molto. I problemi sono iniziati con il ritorno di Marcello Lippi in panchina, dopo il troppo frettoloso addio a Roberto Donadoni. Un decennio più nero che azzurro la Nazionale non lo viveva dagli anni ’50, ma all’epoca il lutto di Superga ha avuto il suo enorme contraccolpo su tutto il movimento. L’Italia calcistica dell’ultima decade ha pagato errori federali (Tavecchio), tecnici (Ventura) e in generale di un disamore verso l’azzurro. Il vento però sembra essere cambiato. Il (confermato) presidente federale Gabriele Gravina e il c.t. Roberto Mancini (con Vialli, Evani e uno staff tecnico di prim’ordine) stanno vivendo l’inizio di quello che potrebbe essere un rinascimento calcistico nazionale. Si aspetta la prova dell’Europeo (Covid permettendo), per capire se l’Italia può lanciare nuovamente il guanto di sfida al resto del mondo calcistico.

Le donne indicano la via – Non è tutto così nero come sembra, anzi il rosa da nuove speranze. Il movimento calcistico femminile italiano sta facendo dei grandi passi in avanti, dal punto di vista tecnico e organizzativo. Il Mondiale 2019 è stato una vetrina molto importante e prestigiosa per le ragazze azzurre. Il crescente seguito per il campionato di Serie A, la fresca qualificazione agli Europei 2022 e il prossimo passaggio al professionismo da parte delle calciatrici italiane. Segnali di crescita, importanti, anche se tardivi rispetto al resto del mondo calcistico femminile.

Il calcio italiano può e deve fare certamente di più rispetto a quello fatto nell’ultima decade. Il Covid può essere un’occasione per tirare fuori qualche idea nuova, anche perché l’arte di arrangiarsi è una cosa prettamente bianco, rossa e verde. Bisogna fare in fretta, altrimenti gli allori del glorioso passato somiglieranno sempre più a comune bigiotteria.

Foto: fonte web