Miriam Surro nella lista delle 100 donne italiane che contano di più nel settore del digitale. Lo rivela il blog ‘Che Futuro'

di , Martedì, 04 Agosto 2015

Ariano Irpino - L’arianese Miriam Surro, Ceo di Mido snc, nell’elenco delle 100 donne italiane che contano di più nel settore del digitale. Lo rivela il blog ‘Che Futuro’, con l’analisi di Carlotta Balena, che racconta la sfida lanciata da Peter W. Kruger, amministratore delegato di eZecute, società che fornisce supporto alle startup, sul modello già proposto negli Stati Uniti da Sandi McPherson, fondatrice della startup Quibb, ovvero una lista di donne di spicco per avere una adeguata rappresentanza femminile nei convegni tech. MacPherson ha chiamato a raccolta le personalità femminili più rilevanti nel settore. Ha aperto una pagina su Google per formare una “lista di donne che lavorano nell’industria digitale e che sono interessate a intervenire alle conferenze, ad apparire nei panel, a contribuire in articoli e discussioni”. L’iniziativa, nata dopo aver verificato la scarsa rappresentanza femminile durante i convegni dedicati al mondo tech, ha avuto grande successo: da maggio a oggi sono stati aggiunti oltre 1.100 nomi.

In Italia Peter W. Kruger ha lanciato il progetto tramite un post su Facebook che chiedeva: “Proviamo a fare una lista anche noi contro la noia dei soliti convegni digitalioti?”. Il post terminava con una domanda: “Dite che arriviamo a 100?”. Le risposte non sono mancate. In pochi minuti c’è stata una valanga di commenti con i nomi delle donne italiane nel digitale. Miriam Surro rientra in questa categoria.

L’ingegnere informatico di Ariano Irpino commenta così la notizia:

“Onorata di essere nella classifica. Ma ricordiamoci che le professionilità non hanno sesso, dovrebbero essere frutto dell’impegno a perseguire i propri obiettivi basati su passioni e ambizioni. Educate le vostre bambine a seguire i loro desideri, assecondando la loro indole. I miei genitori mi facevano smontare le calcolatrici, mi regalavano le macchine telecomandate e non le bambole perché le odiavo, giocare a pallone, guidare il camion (per finta) senza farmi mai sentire stramba anzi facendomi sentire speciale e una simpatica canaglia. Forse Banalizzo?”.



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