La ‘Buona Scuola’ che non piace. Quest’oggi i docenti, il personale Ata e parte dei dirigenti scolastici sono scesi in piazza per ribadire la propria contrarietà al disegno di legge cosiddetto ‘La Buona Scuola’ del governo Renzi, che nelle scorse settimane è stato esaminato dalla settima commissione cultura della Camera. Lo sciopero generale della scuola è stato indetto dalle principali sigle sindacali del mondo scolastico. Ariano Irpino partecipa alla manifestazione di protesta con una forte adesione da parte di quasi tutti gli istituti scolastici cittadini.
Molti professori sono in viaggio verso Roma per aderire alla giornata di mobilitazione nazionale. Tra i docenti di Ariano Irpino diretti verso la Capitale, c’è il comitato di rappresentanza del Liceo Parzanese, molto attivo sul web, con specifiche campagne di informazione su contenuti e criticità del disegno di legge, e protagonista nelle ultime settimane di iniziative di aggregazione sul territorio e di provocazioni ad effetto. Giorni fa, infatti, il comitato aveva simbolicamente celebrato il funerale della buona scuola. Il gruppo è costituito da docenti di diverse discipline dello storico istituto scolastico del Tricolle; si tratta di Marika Luparella, Katia Onofrio, Patrizia Fierro, Antonietta Landi e Francesca Colella, che rappresenteranno Ariano Irpino nella manifestazione capitolina di piazza.
“Il liceo di Ariano si mobilita e partecipa allo sciopero nazionale contro il ddl infamante e mortificante che tende a demolire la scuola pubblica e democratica. Lottiamo contro il tentativo di asservire la cultura alla logica aziendalista”, fanno sapere dal comitato di protesta.
Perché il mondo della scuola è sceso in piazza? Secondo i sindacati “la riforma disegnata dall'esecutivo è inaccettabile e incostituzionale in molte parti: nega il diritto allo studio e allarga le disuguaglianze sociali e territoriali. Inoltre finanzia ulteriormente le scuole private". Il governo ha infatti previsto per tutte le scuole, statali e paritarie, nuove forme di finanziamento - il 5 per mille dalle dichiarazioni dei redditi a favore delle scuole frequentate dai figli; elargizioni in denaro da parte di privati cittadini e, solo per le paritarie, la detrazione fiscale fino a 400 euro all'anno per le spese sostenute per le rette. Misure che - contestano i sindacati - rischiano di accentuare i divari tra gli istituti frequentati dai figli dei professionisti e quelli delle aree a rischio. C'è poi la questione del potere assegnato ai dirigenti scolastici. Secondo i promotori dello sciopero la proposta accentua eccessivamente i poteri del dirigente scolastico, quasi una sorta di ‘uomo solo al comando’, ridimensionando il ruolo degli altri soggetti, dagli organi collegiali ai singoli docenti.
I sindacati sottolineano inoltre un’altra preoccupazione e cioè “che si modifichino i principi costituzionali che ispirano il nostro sistema scolastico, passando dalla scuola della partecipazione a quella di un merito solo apparente, dove i docenti faranno a gara per accaparrarsi il premio (in denaro) che il preside potrà assegnare”. Ci sono poi le 100mila assunzioni attese, che sempre secondo i sindacati non forniscono le risposte attese sul precariato.