Dottore di ricerca in ‘Pedagogia dei processi formativi e costruzione della conoscenza’, pianista, direttore d’orchestra e del coro della chiesa ‘Madonna di Fatima’, Alessandro Ciasullo proviene dal mondo dell’associazionismo culturale cattolico cittadino e svolge attività politica nelle fila dei ‘Popolari per Ariano’ di cui è stato coordinatore cittadino. Proprio con i ‘Popolari per Ariano’, Alessandro è sceso in campo per tentare l’avventura delle amministrative 2014 come candidato a sindaco della città del Tricolle.
Sei il giovane candidato sindaco di uno schieramento, i Popolari per Ariano, che nell'immaginario degli arianesi rappresenta comunque la vecchia politica. Perché secondo te, al di là dei pregiudizi, c'è tanta ostilità verso tutto ciò che è riconducibile a Zecchino?
«Viviamo una fase storica in cui la vita pubblica e sociale risentono fortemente dell’influenza della crisi economica, un’animosità che tende a diffondersi e su cui si fonda la speculazione politica di personaggi che godono nell’innalzare i toni dello scontro. Non mi appassionano le provocazioni, men che meno se la cultura che sottendono è di stampo grillino o rottamatore. Questa eterna ‘caccia alle streghe’ sta contribuendo ad affermare una classe dirigente inadeguata alle esigenze del nostro tempo, eclissando le eccellenze intellettuali ed i riferimenti culturali su cui ogni società che si rispetti deve fondarsi. Eloquenti sono le parole del Presidente Napolitano durante il recente incontro avuto con il Papa che, riferendosi alle esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante, evocava la necessità che anche la politica si facesse portatrice del messaggio di ‘cultura dell'incontro’ e del ‘dialogo’. Sono qui a raccogliere tale sfida, accompagnato da un’equipe innovativa in cui confluiscono elevate specificità. Questo percorso che si delinea da anni è sostenuto dal partito che ha voluto unanimemente questa candidatura. La nostra è una chiamata al servizio delle migliori energie di cui dispone la città, che ci permetta di recuperare l'orgoglio di essere arianesi abbandonando il senso dilagante di disfatta e rassegnazione che aleggia. Vogliamo aggregare tutti e ricostituire un tessuto connettivo lacerato da anni di contrapposizioni personali. Il senatore Zecchino non credo per nulla attiri a sé sentimenti così marcati di ‘ostilità’; è un’impressione che non condivido. Ortensio Zecchino è stato, ed è per me, così come lo è per tanti, modello d’integrità umana, politica, scientifica. C’è poco di cui discutere: molti ‘buoni allievi’ hanno disatteso la capacità di essere squadra, di intendere la ‘strada’ politica come comunità d’intenti. Troppi hanno peccato di ‘superbia’, immaginando così di potersi autopromuovere a nuovi riferimenti ideali e politici per Ariano pur non avendone né la statura politica né quella, per me imprescindibile, ‘morale’. Garanzia di un percorso per noi fatto d’innovazione ma anche di tradizione autentica è senza dubbio la continuità ideale con il consigliere regionale Ettore Zecchino, il quale traduce in sé questi valori».
Come è nata la tua passione politica e cosa vuoi per fare per i giovani di Ariano?
«Provengo dal mondo dell’associazionismo culturale cattolico arianese e svolgo attività politica nelle fila dei Popolari per Ariano, di cui sono stato coordinatore cittadino. Il progetto politico parte, quindi, da un percorso intavolato già da diversi anni e attualmente ha generato la piattaforma d’ascolto ‘La città che vogliamo’ che è lo spazio di approfondimento delle problematiche amministrative e sociali relative alla Città di Ariano Irpino. Tale impostazione è un vero e proprio rinnovamento nei metodi e nelle scelte. Sulla condivisione di queste modalità, senza prevaricazioni e con apertura verso le forze migliori, intendiamo determinare un ‘nuovo corso’ della politica arianese. Le soluzioni intermedie e i continui ricatti nel corso degli anni hanno prodotto un’azione amministrativa caratterizzata da interruzioni, il nostro intento oggi è quello di sondare i problemi, ipotizzare soluzioni e spingere affinché Ariano ritorni a essere faro di un’area. Le nostre alleanze si costituiranno a partire da queste convinzioni inemendabili e non-negoziabili. Da qui, la riflessione non può essere indirizzata solo ai giovani, ma all’intera collettività. Permettimi un’ulteriore precisazione: se giovane significa minoritario o rappresentanza di un gruppo minore, è un appellativo che non mi riguarda. A trentaquattro anni non credo di poter essere considerato giovanissimo. Se invece il riferimento è a una diversa impostazione nei metodi e soprattutto al dinamismo da associare alle strategie da percorrere e scrostarsi di dosso le vecchie identità amministrative, allora posso dire di trovarmi d’accordo su tale ‘caratterizzazione anagrafica’».
Se fossi già sindaco di Ariano, quale sarebbe la tua priorità per la città?
«In assoluto il problema dell’occupazione. È necessario creare i presupposti per far sì che chi sceglie di rimanere nel proprio paese svolga un lavoro dignitoso. Mi riferisco a porre le basi per degli investimenti imprenditoriali, sradicando un latente atteggiamento dell’essere 'dimesso'. Dobbiamo favorire innanzitutto un cambiamento culturale. Quando si va via dalla propria terra, la perdita non è solo per la famiglia, ma anche per la comunità che vede diminuire la sua forza umana, con l’impoverimento di risorse, con la perdita di menti che dovrebbero sostenere la città. Solo il capitale umano può dare un assist per lo sviluppo futuro di Ariano, e dobbiamo evitarne la dispersione. In quest’ottica sono convinto sia prioritario abbandonare i rapporti conflittuali dovuti alle ingerenze politiche provenienti anche dagli ambienti non arianesi, affinché la nostra collettività ritrovi il senso dello stare insieme».
Il tuo programma in cinque punti: lavoro, opere pubbliche, meritocrazia, centro storico, imprese: sorprendi gli arianesi con proposte nuove
«Rispondere a tale domanda significherebbe tradire completamente lo scopo de La Città che Vogliamo, la campagna d’ascolto del territorio. Solo raccogliendo le istanze dei nostri concittadini, e annotando le loro idee di rinnovamento e miglioramento, si possono arricchire i progetti e le prospettive cui già stanno lavorando le menti migliori del gruppo dei Popolari. Di certo posso anticipare che, ritornando all’interrogativo, ordinerei i temi in base alla priorità della nostra agenda: lavoro, impresa, meritocrazia, centro storico che assume valenza in un ragionamento più ampio come le opere pubbliche. Dobbiamo puntare a istituire servizi da collegare alle infrastrutture, non creare spazi senza contenuto. Più in generale, questa logica fa sì che le diverse problematiche siano anelli di un’unica catena e devono essere affrontati in una prospettiva complessiva, altrimenti non permetteremo alla città di fare il tanto sperato ‘scatto di reni’».