Lotta all’evasione fiscale: individuate due aziende irpine al centro di una frode milionaria. Ad oggi, ammonta a ben 15 milioni di euro il giro di false fatturazioni accertate dai finanzieri.
E’ questo l’esito di una prima tranche di verifiche concluse dalla Tenenza di Ariano Irpino nei confronti di due società, operanti nel settore dei servizi di sostegno alle imprese e manifatturiero, e collegate ad una nota industria dell’avellinese, sulla quale ora si è spostata l’attenzione dei finanzieri.
Si tratta solo di un primo bilancio di una più vasta operazione che si concluderà nei primi mesi del nuovo anno, allorchè saranno ultimate tutte le indagini. Sotto accusa una decina di imprese ed altrettante persone fisiche, in qualità di rappresentanti ed amministratori, che avrebbero creato società ad hoc per gestire i rapporti commerciali con clienti e fornitori al solo scopo di evadere il fisco. Grazie alla creazione di due società (di fatto, non operative), una nota azienda dell’Arianese, infatti, avrebbe ottenuto indebiti vantaggi fiscali, utilizzandole come paravento in caso di accertamento. I finanzieri della Tenenza di Ariano Irpino, infatti, dai primi mesi dell’anno hanno passato sotto la lente di ingrandimento fatture e conti correnti bancari delle due società, entrambe amministrate da una donna del Napoletano ed hanno scoperto che le stesse erano al centro di un giro di fatture false, utilizzate per crearsi crediti di imposta fittizi, emesse da società compiacenti (dette in gergo “cartiere”), tutte con sede nell’area vesuviana.
Le due imprese, grazie, come detto, alla contabilizzazione delle fatture false, riuscivano a crearsi crediti d’imposta fittizi che compensavano con ulteriori fatture false di vendita, emesse a beneficio dell’unica società operativa loro collegata, su cui ora si è soffermata l’attenzione delle Fiamme Gialle. Insomma, un giro di fatture false e di società paravento, create e gestite al solo fine di abbattere il reddito d’impresa e sottrarre al Fisco oltre 3 milioni di imposte, tra IVA, IRAP ed IRES. All’attenzione dei finanzieri anche un credito d’imposta di circa un milione di euro ricevuto, da una delle due società interposte (e non operative), ai sensi della Legge 296/2006 (concesso alle aziende operanti in aree svantaggiate per l’acquisto di beni strumentali).
Grazie ad un altro giro di fatture false, infatti, il credito d’imposta sarebbe stato trasferito di fatto alla società operativa ed utilizzato per abbattere le imposte da versare nelle casse del fisco. Insomma, il meccanismo fraudolento, che ha visto coinvolte ben 12 società (in gran parte con sede nell’area vesuviana), è stato architettato per consentire ad una nota azienda della Valle Ufita di ottenere ingenti risparmi d’imposta, la cui quantificazione, che oggi si attesta ad oltre 4 milioni e mezzo di euro, è destinata a crescere con la conclusione delle indagini.
Al termine delle due verifiche, la Guardia di Finanza ha contestato alle società interposte di aver contabilizzato, in 5 anni, circa 15 milioni di euro di fatture false in acquisto e vendita, e di averne dedotto illegittimamente dal proprio reddito poco più di 5. Allo stato delle indagini, sono ben 9 le persone fisiche (amministratori e rappresentati delle società coinvolte nella frode) ad esser stati deferite alla Procura della Repubblica di Ariano Irpino per vari reati, tra cui emissione di fatture per operazioni inesistenti, frode fiscale, occultamento di scritture contabili ed indebita compensazione di imposte.
Parte della documentazione fiscale incriminata, è stata sequestrata dai Finanzieri per essere analizzata nei prossimi giorni, e non è da escludere che le indagini possano allargarsi anche ad altri soggetti che hanno partecipato a vario titolo nella frode.